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Sentiero D'Arte

31 Maggio 2023

SENTIERO D’ARTE:

Le colline e i dintorni della provincia parmense, da Torrechiara a Langhirano, attestano un paesaggio ricco di gioielli artistici e di sapienti colture di notevole bellezza e varietà. Definire un percorso – che preveda come orizzonti di sguardo e come tappe le geometrie dei vigneti, il castello di Torrechiara, la Badia di S. Maria della Neve – non nasce da un’invenzione, ma si potrebbe dire da un “ritrovamento”: il canale San Michele.

Da vari secoli esiste questo corso d’acqua – sconosciuto anche a molte persone della zona – che in ogni stagione attraversa i prati, tagliando le colline, con il suo flusso regolare e abbondante. Ne è derivata, quindi, l’idea di creare un percorso in cui amplificare il legame già fortissimo tra la natura e l’arte, mediante l’inserimento di opere artistiche dislocate ed inframmezzate lungo il tracciato, che istituiscano una sorta di narrazione, interpretata dalle sensibilità individuali degli artisti. La predisposizione di questo intervento è stato trovare relazioni visive nei segni dell’ambiente, nei mutamenti stagionali che accompagnano i colori e le forme della natura in tutte le sue armoniche modificazioni.
Un’idea progettuale – l’inserimento di opere nel paesaggio – già sperimentata in altre regioni italiane, con ottimi risultati di interesse culturale e turistico.
La scelta degli artisti che sono intervenuti si collega ad un intervento precedente realizzato presso il prosciuttificio Galloni a Langhirano: un’operazione artistica di recupero dei materiali dell’incendio dello stabilimento stesso, con un intenso lavoro di ricostruzione, ispirato, nel suo obiettivo metaforico, al richiamo epico del viaggio e del ritorno. Tra le mura private dello stabilimento si è rafforzata la percezione della bellezza del paesaggio circostante e da questa è scaturita la suggestione verso un nuovo capitolo di viaggio, nel territorio limitrofo.

Le colline e i dintorni di Langhirano consentono una lettura del paesaggio antropico, ricco di spunti storici e culturali, e ancor più valorizzato dalle attività agroalimentari tipiche del comprensorio. Le stagionature, la produzione vinicola guidano una fama di qualità internazionale in un contesto naturalistico rispettato da sempre dai nostri avi e tramandato a noi con sapienza centenaria. Una terra prolifica se assoggettata con intelligenza e attenzione ai suoi più fragili rapporti.
Il rispetto di queste relazioni promuove gli stessi valori e la stessa precisa sensibilità secondo cui gli artisti – Alberto Vettori, Graziano Pompili, Mirta Carroli, Alberto Timossi, Candida Ferrari, Danilo Cassano, Giovanni Sala, Lorella Salvagni, Oscar Accorsi – hanno inserito le proprie opere sul “Sentiero d’Arte”.

Figure rilevanti nel panorama artistico contemporaneo, sono personalità che nella ricerca plastica e pittorica offrono il loro sguardo a contrasti ed equilibri, raggiungibili con attento e proficuo rigore. Nelle intenzioni progettuali, si è cercato di stabilire un’armonizzazione corale e l’ubicazione delle opere lungo il percorso mantiene una precisa relazione con le suggestioni e le atmosfere presenti sul sentiero.
Raramente, oggi, si affronta il territorio con paziente osservazione, il passeggiare a fianco di questo bellissimo canale e in mezzo ai filari dei vigneti, ci riporta ad un lontano passato e, come viandanti o pellegrini, percorreremo questo “Sentiero d’Arte” affascinati e curiosi di ritrovare una perdurante bellezza.

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INFORMAZIONI Per gli amici camminatori:

Prima di parlarvi delle opere che incontreremo e degli artisti che le hanno create, fornisco i dettagli e la mappa del percorso.

 

 

 

 

 

 

Lunghezza: 6,55 km Dislivello: 28 m Durata: 1h 30m Ritrovo: ore 9,30 alla Badia di Santa Maria della Neve. La Badia, eretta nel 1471 per volere di Pier Maria Rossi nei pressi del torrente Parma, è ancora oggi uno splendido luogo di interesse religioso e artistico, ancora poco conosciuto, che conserva una chiesetta dagli affreschi barocchi, il chiostro rinascimentale, il refettorio e il belvedere settecentesco, saranno finalmente visitabili anche le antiche cantine sotterranee.

Dalla badia proseguiremo in auto fino al paese di Torrechiara per ammirare la piazzetta Leoni, recentemente restaurata e riportata al ruolo che aveva fino agli inizi del Novecento: cuore della vita della comunità. A lato della piazzetta si snoda la strada che porta al castello dei Rossi, uno degli esempi più significativi dell’architettura castellare italiana. Il castello fu scenario della delicata storia d’amore fra Pier Maria Rossi e Bianca Pellegrini. La vocazione residenziale del sito è provata dalla ricchezza degli affreschi a grottesche di Cesare Baglione, ancora in buono stato di conservazione e dal cortile d’onore all’interno della fortezza.  Straordinaria la Camera d’Oro, attribuita a Benedetto Bembo, che celebrava a un tempo l’amore per Bianca e la potenza del casato dei Rossi, attraverso la rappresentazione di tutti i castelli del feudo. Il castello è visitabile in tutti i mesi dell’anno, secondo gli orari indicati sul sito www.beniculturali.it; è inoltre aperto in forma gratuita tutte le prime domeniche del mese.

Ai piedi della fortezza rinascimentale si innesta il Sentiero degli Artisti e al secondo km si incontrano le opere d’arte di Danilo Cassano “Sinottica di primavera” e Mirta Carroli “Seguendo il volo dei rotori”.

Al terzo km, attraversando e costeggiando il Canale, si raggiunge l’opera di Graziano Pompili “Il Borgo” e di Giovanni Sala “Presenze” e, più avanti ancora, quelle di Candida Ferrari “Nido d’aurora”, Alberto Vettori “Natura sembiante” e Alberto Timossi “Altro bosco”.

Negli ultimi due chilometri, dopo aver incontrato le opere di Lorella Salvagni “Cèntina”, Oscar Accorsi “Voronoi” e un’altra opera di Danilo Cassano “Genesi”, camminando tra campi, vigneti e la verde vegetazione, si arriva alle porte di Langhirano dove alcune auto lasciate in precedenza ci riporteranno a Torrechiara per l’aperitivo in compagnia.

Come promesso, vi presento gli artisti e le opere che incontreremo:

 

 

OSCAR ACCORSI

BIOGRAFIA: Vive e lavora a Traversetolo (PR). Si diploma in “Strumentazione per banda” e in “Musica corale e direzione di coro” presso il conservatorio G.B. Martini di Bologna. Studia “Composizione” con Salvatore Sciarrino all’Accademia di Città di Castello. Dal 1993 la ricerca artistica evolve verso nuove creazioni “Sculture di luce suono e materia”.

Artista poliedrico, si muove tra musica e scultura e i nuovi linguaggi digitali, portando la sua

ricerca poetica, sintesi unica di questo complesso percorso, nelle scuole dove insegna,

in teatro e nelle opere che realizza.

 

OPERA

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Titolo opera: “Voronoi” 2020 Materiali: ferro zincato Misure: moduli h. 3,40x 50×30

L’opera proposta mi permette di affrontare lo spazio sul quale intervenire, creando di volta in volta, raccordi tra loro meno, a seconda del numero e della disposizione degli stessi.

Sono un modo di pensare alla scultura” attraverso il fluire della luce in presenza non divolumi ma di perimetri lineari, tracciati essenziali di una tensione verso l’invisibile, non priva di rarefatte sonorità disvelate sulla soglia indeterminata del visibile.

MIRTA CARROLI

BIOGRAFIA: Vive e lavora a Bologna. Diplomata all’Accademia di Bologna, ha insegnato al liceo artistico e all’Accademia nella città. La sua ricerca si nutre di sedimentazioni e riflessioni sul tempo, ispirata dalle antiche civiltà. Assembla materiali e colori contrastanti, talvolta riutilizzando elementi appartenenti alla tradizione rurale. La sua poetica accoglie lo studio di forme ancestrali, quasi primordiali, risalenti sia al mito che alla vita dell’uomo.

OPERA

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Titolo opera: “Seguendo il volo dei rotori” 2020 Materiali: cor-ten, acciaio Misure: m.200x300x150

Nelle colline parmensi di Langhirano tra filari di viti e canneti, a fianco del castello di Torrechiara ho progettato una scultura in acciaio cor-ten. È formata da tre totem, che si elevano verticalmente, due dei quali portano nella parte superiore una feritoia dove sono inseriti due “rotori” di acciaio. Sono due elementi ad elica progettati dall’ingegnere Paolo Cavatorta per macchinari industriali. Costituiscono un elemento di forza evocativa e di appartenenza a questa terra. E’ scaturito un interessante rapporto di contrasti cromatici e volumetrici fra opacità e lucentezza dei metalli. La costante presenza del magnifico castello nel paesaggio, con i suoi possenti ed armoniosi volumi hanno fortemente influenzato ed ispirato la progettazione di questa scultura.

 

DANILO CASSANO

BIOGRAFIA: Vive e lavora a Castelfranco Emilia in provincia di Modena. Si è diplomato all’Accademia di Belle Arti di Bologna e insegna discipline plastiche presso il Liceo artistico di Parma. La sua ricerca scultorea deriva dall’accostamento di materiali desueti con forme e rilievi plastici, con cui spesso rivisita miti e narrazioni classiche.

 

OPERE

Titolo opera 1: “Sinottica di primavera” 2020 Materiali: Ferro Misure: 60x80x260m

L’aspetto formale è leggero, recupera il vuoto plastico per inglobare al suo interno il paesaggio circostante. Una pagina metallica su cui sono annotate le forme di rinascita della natura (germogli, forme vergini e sinuose). Sono visibili alcuni segni di simboli astratti di una presunta evoluzione di una storia, un racconto delle forme della natura stessa.

Titolo opera 2: “Genesi” 2020 Materiale: Ferro Misure:60x60x360m.

“Il segno prende forma”, questa potrebbe essere la frase evocativa che racconta la scultura Genesi. In natura il seme quando muore sotto la materna zolla genera un frutto, così anche il “segno” disegnato, in una evoluzione nello spazio, diventa una forma, anche se astratta, porta in sé le origini primordiali del segno stesso, attinto dalla profonda, infinita dimensione dell’anima. Germe della creazione.

 

CERCHIAMO UN LUOGO... Cerchiamo un luogo dove il tempo ha trovato la sua umanità cerchiamo un luogo dove il tempo cerca    un segno del nostro soggiorno mortale sulla terra cerchiamo una tomba dalla quale risorgere uomini nuovi oltre la soglia dopo aver navigato con forza nel fango per giungere “qui " e lasciare un segno drammatico e solenne di progresso creativo cerchiamo un luogo dove costruire una" nuova città" sui sepolcri della" città antica". Addomestichiamo questa terra con riti creativi, con" passaggi" usando i resti della "città antica" con "passaggi" di identificazione della vita in continuo cercare la "soglia" con "passaggi" che si aprono sul giorno, lungo il corridoio della terra. Procedere da Levante a Ponente, camminano gli uomini  che cercano le stanze dove fermarsi e alloggiare, riposare, contare i sassi che hanno raccolto durante il loro vagare il loro viaggio comincia e si conclude ogni volta che essi varcando la soglia il cielo non piange più, non è più annerito dal fumo dei grandi fuochi c'è aria di ritorno, di rinascita. Gli uomini fanno festa nelle loro case e raccontano, ai loro figli, storie di guerre. All’unisono hanno portato terra e sassi, acqua e cielo, hanno impastato sabbia del fiume con le macerie e ne hanno fatto un tempio per l’anima, l'ascolto ha purificato ogni cosa e la natura vi ha portato i semi che gli uomini pensavano perduti per sempre. È ora... è ora di seminare, affondate le mani nelle zolle forgiate il ferro ad ogni lavoro ci sarà un frutto ad ogni porta un ospite da accogliere ad ogni nave un approdo. Ho costruito, piegato, saldato con il" fuoco "le forme: porte e nave, remi e scudi, pendolo, alba e tramonto, ritorno è il guardiano di questo luogo, di questa spiaggia, di questo fiume, le colline, le strade, di questa terra che ritorna ai sui luoghi d'origine dove il" buono “è "bello dove il ritorno è patria d 'origine dove l’astratto tocca corde dello spirito più profondo gesti metafisici è di nuovo animata questa terra, cantano gli specchi d 'acqua e il cielo è terso. Il Castello vive nel silenzio della valle. Danilo Cassano (Castelfranco Emilia, 25.06.2020)

 

ANTONELLA DE NISCO

BIOGRAFIA: Nasce a Bassano del Grappa (VI) e vive e lavora a Reggio Emilia. Laureata in Storia dell’Arte all’Università di Parma, Diplomata in Pittura all’ Accademia di Belle Arti di Bologna e specializzata in Didattica Laboratoriale all’Università di Bologna è artista e docente di storia dell’arte.

Affianca alle numerose attività espositive collaborazioni in progetti, installazioni,

eventi, lezioni e pubblicazioni.

 

OPERA

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Titolo opera: “Marino” 2021 Materiali: anelli di tondino acciaio calandrati, trama tessile in opera,rampicanti

Misure: 450X450X300 cm

MARINO è il vento proveniente dal mar ligure, valica l’appennino scivolando dai crinali, tiepido e asciutto, perde il salmastro del mare e si arricchisce nel suo percorso degli aromi vegetali trasmessi dalle fronde degli alberi. Raggiunge Langhirano, addomesticando i sapori della stagionatura, modificando nel respiro di questa corrente l’umore del tempo; accompagna e svela l’attenzione al luogo, alla terra, al mantenimento di equilibri immutati. MARINO è la scultura di Antonella De Nisco: “soglia” del Sentiero D’Arte, arricchisce con la sua presenza la dimensione poetico-naturalistica del percorso. Nel tempo costituirà un forte legame con la vegetazione del luogo e armonizzerà nell’immaginario le percezioni sensoriali dei quattro elementi: aria, acqua, terra ed infine il fuoco generatore dello spirito dell’arte.

 

CANDIDA FERRARI

BIOGRAFIA: Vive e lavora a Parma. Si è diplomata all’Accademia di Brera di Milano. Il suo percorso artistico è caratterizzato dall’uso di materie plastiche trasparenti dipinte e modellate. Nel 1996 inizia la sua ricerca sul tema della luce. Abbandona i limiti imposti dalla cornice per dipingere su carte speciali: plexiglass e acetati sovrapposti o modellati, su cui interviene con velature di colore. Le opere catturano e restituiscono i cambiamenti cromatici con effetti lirici ed emotivi.

 

OPERA

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Titolo opera: “Nido d’aurora” 2020 Materiali: Acciaio, plexiglass, smalti Misure: H.2,50 m. x 150 m.

Vera sfida portare l’arte contemporanea in uno spazio come il canale S. Michele. Silenzioso, ritmato dalla vita contadina, irriga e nutre la terra con la sua acqua… Perché queste opere così forti? Perché non accorgersi di questi segreti rapporti? La forza di queste installazioni farà germogliare bellezza dando nuova vita… Ho pensato all’aurora di ogni giorno su questo sentiero (da qui il titolo “Nido d’Aurora” della mia opera), vi saranno voli di uccelli, bisbigli, risate, soffi di venti tra i rami… Le nostre opere rimarranno baluardo e difesa!

 

STORIA DI NIDO D’AURORA Parliamo di questa bella storia che continuerà.... Nei primi giorni di giugno, in una silenziosa ansa del canale San Michele, ho collocato una mia installazione, voluta e pensata per quel luogo. È costruita in acciaio e plexiglas dipinto perchè quest'ultimo è il materiale con cui lavoro. Da sempre cerco di portare la pittura nello spazio e la trasparenza del plexiglas mi ha permesso di farlo. Questa opera l'ho chiamata "Nido d'Aurora" e il riferimento a un nido è data dalla costruzione dipinta che con la sua forma pare raccogliere nuovi segreti rapporti con la natura circostante. La trasparenza riflette le mutevoli luci del giorno e delle stagioni, i colori scelti non saranno mai uguali. Osservando il lavoro in queste varie trasformazioni, colgo la precisa sensazione di una presenza pittorica amalgamata e sospesa. Ho cercato di interpretare un'armonia che si rinnova ogni giorno al sorgere della luce..."nido d'aurora"...vi saranno voli di uccelli, bisbigli, soffi di vento tra i rami. Le nostre opere ne saranno baluardo e difesa! Candida Ferrari Parma, 4 settembre 2020

 

GRAZIANO POMPILI

BIOGRAFIA: Vive e lavora a Montecchio Emilia (RE). Ha appreso l’arte della ceramica a Faenza e ha completato la sua formazione all’Accademia di Bella Arti di Bologna dove, successivamente, ha svolto la funzione di docente. Molti sono i materiali con cui si è misurato nella sua attività di scultore: marmo, pietra, terracotta, bronzo ferro, legno. Gli esiti delle sue ricerche lo portano ad una visione ancestrale della “casa” che viene vista come un emblema di solitudine e di fuga dal mondo. Luogo dove fare ritorno, rifugio dove le nostre radici sono conficcate tra la terra e il cielo.

 

OPERA

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Titolo opera: “Il borgo” 2020 Materiali: ferro in barre e lamiera verniciata, smalti, catrame

Misure: cm.140×140 base, H. cm.320

L’opera è ispirata all’omonimo borgo di Torrechiara ai piedi del castello. Rappresenta un luogo di vita di una piccola comunità e viene evocato attraverso volumi e geometrie architettoniche. Il colore celeste/azzurro posto sui fabbricati stagliati verso il cielo contrasta con il nero catrame della parte a contatto con il terreno. L’opera è ubicata in un tratto panoramico che consente un ampio sguardo lungo il percorso.

UNA LETTERA DI GRAZIANO POMPILI La mia opera sul "Sentiero d'Arte" mi fa ripercorrere la mia storia di artista. L'interesse per l'arte nasce fin da quando, bambino, abitavo in Romagna nella campagna faentina, vicino ad una cava di argilla utilizzata per fornire le botteghe artigiane dei ceramisti faentini. Come altri miei coetanei, prendevo da questa cava palle di creta per farne giocattoli, ma fu proprio questa vicinanza alla terra che, quando fu il momento di scegliere le scuole medie, mi spinse ad iscrivermi all'Istituto d'arte per la ceramica "Gaetano Ballardini", a Faenza. Crescendo ebbi modo di frequentare

studi e botteghe di ceramica come quelle di Zauli, Zannoni, Gatti, Gaeta. Visitavo speso anche lo scultore Angelo Biancini, un uomo prepotente che non mi piaceva, ma dal quale imparai molto. A vent'anni, fresco di studi, mi trasferii a Reggio Emilia per insegnare ceramica. Contemporaneamente, mi iscrissi ai corsi di scultura dell'accademia di Belle Arti di Bologna. Lì cominciai a frequentare i laboratori e le cave di marmo a Carrara dove iniziai a scolpire il marmo ed il granito- più tardi, le fonderie di Pietrasanta. Durante i soggiorni in quei luoghi ebbi l'opportunità di conoscere artisti come Cardenas, Signori, Moor, Vangi, e studi come lo storico Niccoli di Carrara, dove noi, giovani scultori alle prime armi, ricevevamo consigli e attenzioni. Nei primi anni '70 tornai all'accademia di Bologna come insegnante ai corsi di scultura in marmo. Sono sempre stato molto interessato ai materiali ed alle tecniche di lavoro. Dalla terracotta alla ceramica, al bronzo. Ma anche il ferro che ho utilizzato nell'opera "il Borgo” per il nostro “Sentiero d'Arte". Un’altra passione della mia vita è stata l'Archeologia. Vivendo in campagna, fra il fiume e le colline, mi capitava spesso di trovare frammenti di terracotta fra le zolle arate a fine estate: erano pezzi di orci, anfore, cocciopesto, frammenti di bronzo, di pavimenti ed altro ancora. L'amore per l'archeologia nacque nei campi, per essere poi cercato nei musei e nei siti preistorici. Forse per questa ragione l'arte che sento più vicina a me è quella che ha un legame con la lunga storia della creatività umana che ci fa sentire in sintonia e presenti dentro quell'opera che anche noi siamo. Io sono la mia scultura anzi le mie sculture. In sintonia con i "nati sotto Saturno", quelli che i filosofi rinascimentali definivano.... egocentrici, lunatici, nevrotici, ribelli, infidi, licenziosi e stravaganti. Ancora di più mi hanno sempre consolato le parole di Martin Heidegger. "pieno di merito ma, poeticamente abita l'uomo su questa terra " Un caro saluto Graziano Pompili (Montecchio Emilia, 24 giugno 2020)

 

GIOVANNI SALA

BIOGRAFIA: Vive e lavora Parma. La sua formazione avviene all’Istituto d’Arte “Paolo Toschi” a Parma. Negli anni 70 si trasferisce a Milano lavorando come grafico presso la rivista Vogue. In seguito a Bologna sarà il creativo di una nota agenzia pubblicitaria, per un decennio insegna disegno professionale. Ha organizzato la prima e la seconda biennale Internazionale d’Arte contemporanea a Sabbioneta 2008-2010.

Il suo percorso artistico è intriso di un linguaggio allusivo riferito all’arte classica ed alle avanguardie. Una narrazione nel segno e nella materia, le resine i catrami aprono inedite luci, fluide mescolanze dissacranti che allontanano l’aura antica della tradizione.

 

OPERA

Titolo opera: “Presenze” 2020 Materiali: ferro, sassi di fiume Misure: cm.H 270x90 diametro

La scultura presso il canale è una torre metallica leggermente rastremata alla sua estremità, contiene sassi raccolti presso il sottostante fiume Parma. Svetta e si erge sul paesaggio circostante, dichiara un segno di forte tensione. Appare proteggendo metaforicamente i “doni” ed i volumi di un territorio millenario. Un faro solitario che vigila trasmettendo nella propria trama metallica, contrasto ed equilibrio.

 

“PRESENZE” Ci sono sempre sassi sul tuo cammino. Dipende da te se farne dei muri o dei ponti. I muri impediscono la vista dell’orizzonte e senza un orizzonte non ci sono ponti, ma solo angoscianti chiusure. L’opera parla da sé, va oltre chi l’ha creata, rinasce ad ogni sguardo arricchendosi di emozioni. L’Arte è senza dubbio un ponte. Il mio intento è costruire un ponte immaginario (con la mia scultura) tra il torrente Parma e il canale quattrocentesco S. Michele. Filo conduttore la presenza dei sassi prelevati dal greto del torrente Parma e inseriti nella scultura sulla collina accanto al canale, L’opera pur essendo in ferro, massiccia nella forma, è leggera nella struttura integrandosi perfettamente con il paesaggio circostante. Intravedendo sullo sfondo il castello di Torrechiara qui i sassi diventano muri giocando un ruolo importante essendo il materiale che in buona parte compone il castello. Giovanni Sala (Parma, 28 luglio 2020)

 

LORELLA SALVAGNI

BIOGRAFIA: Vive e lavora a Mantova. Diplomata al liceo artistico di Verona e Accademia di Belle Arti Cignaroli – VR. Dagli anni novanta la sua ricerca si dirige sempre di più verso la produzione di oggetti enigmatici e simbolici.

Approda sui terreni della Land Art, espone installazioni abitando e arricchendo il territorio, consapevole che l’arte rivisita i luoghi, ne ripristina l’antica bellezza, esercitando la sua originaria funzione pubblica e urbana. Si occupa anche di grafica editoriale (Tratti e Ritratti pubblicazione d’arte numerata), nel 1992 edita il periodico Non Capovolgere, realizza campagne grafiche e loghi a livello nazionale per aziende private ed enti.

 

OPERA

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Titolo opera: “Cèntina” 2019 Materiali: metallo cromato, resina Misure: 5 m. x h. 2,70 x 90 diametro x 95- 55 base

L’operazione artistica di inserirsi con questo elemento plastico, si raccorda in un dialogo di equilibri naturalistici e formali. La sinuosità della forma ci accoglie nella trasparenza e nella porzione di paesaggio… diviene così sospensione e mutamento. Geometrie trasparenti appaiono nella trama degli sguardi, palpebra immobile ricondotta nella sua armonia ad avvicinare e a sovrapporsi alla bellezza della natura circostante. Si offre al cambiamento, ai mutamenti stagionali, colori e forme in tutte le sue armoniche modificazioni.

 

ALBERTO TIMOSSI

BIOGRAFIA: Si è diplomato all’Accademia di scultura di Carrara. Vive e lavora a Roma, dove insegna al liceo Artistico. L’artista accoglie “il tubo” come mezzo attraverso il quale esercitare la verifica del proprio metodo operativo che di volta in volta trova applicazioni nello spazio espositivo o in ambienti in cui inserirlo.

Ha elaborato numerosi interventi sul territorio installando le proprie opere in contesti di grande suggestione espressiva. Un dialogo visivo e comunicativo costante tra le sculture e l’ambiente, un flusso di energie e suggestioni trasmesse nei più diversi contesti.

 

OPERA

Titolo opera: “Altro bosco” 2020 Materiali: PVC smaltato. Basi di ferro, Misure: 5 elementi H. 3,50, D. 25 cm.

Un intervento sul limite del boschetto, nello spazio incerto dove cambia l’assetto del territorio, dove l’ambiente da prato si trasforma in bosco. Il limite è un luogo particolare dove si verificano gli episodi dell’incertezza e della trasformazione. Una natura, tenuta in scacco dai cambiamenti, manifesta, lungo il canale, una terza via paradossale e provocatoria, dove l’albero perde la sua essenza biologica e vitale e assume una prospettiva di elemento industriale, ma non bello ed efficiente, quanto piuttosto scarto, figlio minore del progresso tecnologico, modellato con le sinuosità e le battute, forse casuali, di un forzato adattamento ambientale. L’opera rappresenta e propone quindi il rischio di assistere ad un cambiamento, scoprire, fra i rami e le foglie, la presenza di un “altro bosco”.

UN SENTIERO PER RICOMINCIARE A distanza di qualche giorno mi sento di scrivere qualcosa sulla mia partecipazione al Sentiero d’Arte. Per mia indole sono portato a pensare la scultura in relazione con l’ambiente, lo stimolo a pensare un’opera per il bellissimo canale che da Langhirano scorre fino a Torrechiara è stato grande. Non ho creduto che si trattasse solo di posizionare una scultura all’aperto, ho immaginato invece che si dovesse riflettere sul luogo e sulle sue caratteristiche di transito e di confine. Due termini in apparenza opposti. Il confine è una zona limitata dove non si è né da una parte né dall’altra, come il limite del bosco. Il transito è un’azione consentita a chi desidera muoversi, o lo fa per definizione, come l’acqua che scorre nel canale. Non ha molto valore, per me, installare l’opera in un posto bello, quanto piuttosto installarla in un posto che abbia senso. Il canale, che dà origine al Sentiero d’arte, è un luogo ricco di senso. Storia, cultura e arte: tre componenti fondamentali per noi. Iniziare qui sul Sentiero d’arte dopo il look down acquista un valore ulteriore. Immagino che, passata la bufera, sul terreno rimangano i rami spezzati, i cespugli strappati dal vento. Immagino che il contadino debba ricominciare ad arare il terreno, concimare e piantare i nuovi semi. Allo stesso modo gli artisti, che per scelta si dedicano alla scultura, penso che abbiano il compito di ricostruire un percorso che abbia senso per se stessi e per gli altri. Stando a Roma ero in attesa di capire quando sarei potuto partire per venire a Parma; in una città vuota e silenziosa, metafisica, bellissima vivevo il mio tempo sospeso in attesa. Sono felice che tutto sia ricominciato con il Sentiero d’arte, con la scultura all’aperto, con la natura. Alberto Timossi

ALBERTO VETTORI

BIOGRAFIA: Vive e lavora a Parma. Si è diplomato all’Accademia di Belle Arti di Bologna. La sua ricerca pittorica lo conduce a ricercare i significati nascosti e reconditi dei materiali su cui lavora.

I passaggi di stratificazioni e velature si sovrappongono ai segni e a pigmenti oleosi, elaborando una poetica fondata su relazioni tra minime percezioni, “memoria dell’attimo”. Progetta allestimenti ed interventi in luoghi e in contesti inediti: ha esposto in fabbriche dismesse, parchi, edifici storici, dimore private.

 

OPERA

Titolo opera: “Natura sembiante” 2020 Materiali: 2 lastre metalliche, specchi, smalti

Misure: m. 200×50 cm. = 4 m. totali x50 cm.

L’opera sul canale è costituita da due lastre metalliche rettangolari. Poste sull’argine orizzontalmente, riflettono nel loro interno, con due specchi sagomati a forma di asse di legno, la metamorfosi dei cicli della natura circostante. Le mutazioni luminose interagiscono sui segni pittorici presenti nell’opera, l’osservazione reagisce in un continuo cambiamento temporale di

sovrapposizioni: una presenza apparente e mutante che ha origine dall’esterno. La riflettenza accoglie una narrazione continua, scorrimento del “tempo dissimile” lungo il canale.

PAESAGGIO La riflessione sul progetto mi porta a condividere con voi alcune belle riflessioni di atmosfere sul "sentiero d'arte" trovate recentemente su di un testo di DAVID LE BRETON: CAMMINARE "elogio dei sentieri e della lentezza". Perennemente in movimento, il paesaggio ha un significato fluttuante che si inscrive nella relatività del tempo e delle emozioni del camminatore che lo contempla e lo attraversa. È un insieme di innumerevoli paesaggi che appaiono solo in certi momenti del giorno o delle stagioni, per rivelarne altri strati. "Il silenzio del mese di gennaio, quando gli animali si immobilizzano, la neve ricopre i campi la terra è screpolata e la notte ricopre la vita; il silenzio più fugace di una sera d'aprile, quando le cose trattengono il respiro, lo spazio di un istante. Quando i fiori, e talvolta gli uomini, sanno muoversi senza farsi sentire, quando bisognerebbe avere un udito molto fine per ascoltare le esalazioni, i deliqui, le parate amorose, il polline che si alza in volo, la linfa che sale silenziosa." – -"Ogni grande paesaggio", dice J. Gracq, " è un invito a impossessarsene attraverso il cammino, il tipo di entusiasmo che comunica è l'ebrezza del percorso". La potenza di un luogo infonde il desiderio di non essere semplice spettatore ma immergersi in esso, di attraversarlo con tutti i sensi in una sorta di appropriazione sensuale. il paesaggio avvolge, penetra, non resta semplicemente davanti a noi come oggetto. Non esaurisce nella sua parte visibile, non si pone solo sotto l'egida dello sguardo, anche se l'abitudine ci porta a privilegiare l'apparenza delle cose. Il paesaggio è un'atmosfera, un'aura sensoriale e non solo una trama visiva. Legato a un luogo preciso, unico, può possedere una pesantezza quanto una leggerezza. È indefinibile, anche se può essere oggetto di un discorso. Senza contare poi gli sbalzi d'umore del camminatore. la potenza di un paesaggio dipende forse anche dal momento in cui viene scoperto, dalla stagione, dalla sua luce o dalla oscurità dell'ora stessa del giorno. Spesso la sua forza è maggiore all'alba o al tramonto. Allo stesso modo, anche i diversi momenti del giorno a seconda della stagione, determinano delle sfumature, dalla mattina al calare della sera. i cambiamenti meteorologici confondono ulteriormente i punti di riferimento attraverso le variazioni della luce...- (mi ricorda qualcosa!) - La relazione con il paesaggio è sempre un'affettività all'opera prima di essere uno sguardo. Ogni luogo manifesta dunque una stratificazione di sentimenti diversi a seconda degli individui che vi si accostano e dell'umore del momento. Ogni spazio contiene in potenza molteplici rivelazioni, per questo nessuna esplorazione potrà mai esaurirlo... L'emozione è sovrana per l'uomo di città che non conosce più la banalità e l'importanza delle cose e le ritrova dunque, dopo questa lunga deviazione, come un miracolo. Succede di attraversare dei luoghi di cui si percepisce la fragilità, luoghi con i giorni contati, assediati dall'urbanizzazione. Tutti i paesaggi oggi sono minacciati, in quanto per le nostre società contemporanee, spazi da conquistare e da rendere produttivi; sono pura generosità in un mondo in cui questa diventa profondamente anacronistica. Alberto Vettori (Parma, 1 luglio 2020)

mi sembra molto bello lo scritto e il video qui sotto  che descrive la nostra passeggiata.

Spero sarà proprio così

affinchè rimanga un blel ricordo di "un momemento passato fra amici".

Grazie per la vostra partecipazione e per la vostra amicizia... alla prossima paolo.

Percorro e ripercorro il sentiero d’arte, mosso dal piacere di appartenenza. Camminando scopro nei sensi diverse armonie, prima celate ed ora dischiuse, finalmente lette e condivise. Opere attese, poi apparse e congiunte in questo legame di autentica “radice poetica”. I lavori artistici assumono, nei diversi paradigmi delle loro collocazioni, scenari, sfondi e mutevoli interpretazioni paesaggistiche. Ci sorprendono ritmati e adagiati lungo una corrente lineare, ma mai ripetitiva. Camminando in diverse stagioni percepisco ogni cambiamento della vegetazione, del terreno, della luce che esalta o attenua i colori. “Natura sembiante” è il titolo della mia opera che, per le sue caratteristiche compositive, amplifica il concetto della mutazione continua. Su un supporto metallico, costituito da due lastre rettangolari, sono collocati due specchi, che hanno la sagoma di un asse di legno corrispondente alla sezione di un tronco, su cui si scorgono tracce vegetali, le impronte di foglie o rami. La parte visibile del metallo riporta elementi decorativi evocanti forme fossili di toni bruni, riconducibili ad una dimensione arcaica (lastra di sinistra) oppure il lignum vitae, spirali più verdeggianti nella lastra a destra. La collocazione dell’opera in posizione leggermente elevata impedisce lo specchiarsi degli osservatori e favorisce, al contrario, la riflettenza del cielo o delle piante, l’assorbimento dell’ambiente circostante in una visione quanto mai dinamica. Eseguendo piccoli spostamenti, lo sguardo coglie colori, trame, linee diversissime e continuamente cangianti, non solo nella stagione ma anche nell’attimo meteorologico. Concettualmente, l’albero si pone come l’archetipo della civiltà, elemento di congiunzione tra un paesaggio remoto (il paleolitico a cui risale la prima raccolta dell’uva) e quello attuale, composto da vigneti ordinati, rigogliosi e curati. È come se avvenisse una contrazione del tempo (la storia) e dello spazio (il paesaggio) in questa sorta di stele che, pur priva di citazioni iconografiche esplicite, assume per me una valenza spirituale. La stessa spiritualità che percepisco camminando tra le vigne, scorgendo in lontananza il castello e accompagnando con lo sguardo la forma delle colline. Ma ancora di più, è quella che mi trasmette il rumore dell’acqua del canale, il suo flusso costante e inesauribile in una natura che sorprende per l’armonia con cui l’uomo l’ha accolta e trasformata. Camminando dal prosciuttificio Galloni di Langhirano fino al canale san Michele, dalle mie opere elaborate nel 2017 a questa, del 2020, mi si palesa la continuità della mia ricerca pittoscultorea. I “Custodi del paesaggio” affissi all’interno dello stabilimento, distrutto e poi rigenerato in seguito ad un violento incendio, vigilano tra il dentro e il fuori, si proiettano verso un paesaggio esterno che porta in sé una bellezza naturale ma anche i segni del faticoso lavoro dell’uomo, quotidianamente e intimamente legato alle risorse di quel territorio. In questo rapporto (a volte anche gravoso) tra uomo e natura, ho avvertito un forte senso di spiritualità e ho compreso il bisogno di lasciare segni o doni, volti a proteggere l’armonia reciproca. Per questo, nella seconda opera intitolata “Edicola votiva”, ho cercato di rievocare quelle presenze che, nella storia rurale del nostro passato più o meno lontano, esprimevano la stessa vertigine emozionale che un viandante di oggi può provare attraversando le vigne tra Langhirano e Torrechiara. Camminando, sento quanto “Natura sembiante”, questa stele orizzontale quasi nascosta tra gli arbusti, possa rappresentare la tappa di un percorso, non solo fisico ed interiore, ma soprattutto artistico.

Alberto Vettori (Parma, 07/08/2020)

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